Munich, a dispetto del nome, è una storia di successo orgogliosamente Made in Spain. Una storia lunga quasi ottant’anni, che parte dal lontano 1939 con il nome di Berneda, quello del fondatore Luis, che nel suo paese natale di Sant Boi de Llobregat – a pochi chilometri da Barcellona – mise in piedi un’azienda dedita alla produzione di scarpe sportive principalmente dedicate al calcio a 5, da sempre popolarissimo nella penisola iberica. Ma anche il calcio, quello vero (non ce ne vogliano gli amanti del futsal), è stato da subito al centro dei pensieri di Berneda, come dimostrato dal fatto che uno dei primi contratti chiusi dalla neonata azienda fu quello per la fornitura delle scarpe nientemeno che all’F.C. Barcelona. Questi iniziali successi furono il carburante necessario a mettere in moto un’azienda familiare che continuò a crescere fino agli anni Sessanta, quando i figli di Luis, Javier e Francisco, cambiarono il nome del marchio in Munich e aggiunsero il logo della “X” sul lato della tomaia, un’idea efficiente anche dal punto di vista economico: a quei tempi infatti la Spagna si trovava sotto il regime del dittatore Francisco Franco, e questo complicava molto l’accesso alle materie prime. Una “X” era più semplice da produrre rispetto – tanto per fare un esempio a caso – a tre strisce o ad altri loghi più complicati, e dunque i fratelli Berneda ebbero gioco facile nel mettere insieme estetica e risparmio.
Oggi i tempi, per fortuna, sono cambiati. Ma la X è rimasta sul lato di ogni modello a marchio Munich, che nel frattempo è andato incontro a una veloce espansione, non solo grazie al legame con la cultura del futsal prima e dello street soccer poi, ma anche a causa del lancio nel 2000 di una fortunata divisione fashion capace di macinare successi, a partire naturalmente dall’ormai onnipresente modello Goal. L’espansione a livello globale – aiutata anche da alcune sponsorizzazioni azzeccatissime come quella al tre volte campione del mondo Moto GP Marc Márquez – non ha cambiato troppo il volto familiare di Munich, che continua a produrre circa 250.000 paia di scarpe a stagione in Catalogna. Dimostrando ancora una volta che evolversi e aprirsi al mondo non significa necessariamente dimenticare le proprie radici.
[Articolo tratto da Sneakers Magazine n° 77]