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L’ormai più che decennale gemellaggio, per dirla in termini calcistici, tra l’hooligan della moda (così fu chiamato nei primi anni duemila lo stilista inglese) Alexander McQueen e Puma continua questa stagione con un’altra collezione. Quelle precedenti, sono state un mix tra rivisitazioni di colore, piccoli giochi sui materiali e modelli che nascondevano, a volte, il marchio Puma (come già abbiamo visto in occasioni di altre fashion-collabo…). Il risultato è sempre stato altalenante: quando vinceva l’originalità dell’idea si perdeva un po’ il branding e, viceversa, quando si è puntato forte sull’identità Puma, soprattutto nelle uscite più recenti, ciò che veniva fuori non era poi così sorprendente.
Il progetto, questa volta, sembra aver ancora più ambizioni rispetto al passato, visto che McQ ha lanciato con Puma per questa collezione ben sette modelli diversi. Ciò fa naturalmente gioco-forza sul fatto che questa capsule presenti pro e contro allo stesso tempo. Noi, qualcosa di buono, come scelta commerciale, l’abbiamo visto: la collezione si è “allineata” a quello che le collaborazioni sneakers di brand di alta moda stanno facendo, ammiccando ai fanatici di quel “fashion-streetwear” molto in voga negli ultimi anni. Un buon OK sulla Puma Disc, la silhouette della Cell Mid e il gancio che presenta sono un po’ borderline, ma rischiare ci sta, e promossa anche la Tech Runner, anche se volendo essere un po’ pignoli assomiglia alle prime collaborazioni con Adidas di un personaggio del quale abbiamo parlato settimana scorsa…
Evidente però, il fatto che con gli altri modelli proposti, dedicati soprattutto alle donne, si perda un filo conduttore passando da rivisitazioni con una scelta stilistica street precisa, a qualcosa di poco chiaro. A fare una discutibile scarpa da ginnastica alta con Puma ci aveva già pensato la buonissima e purissima Rihanna, del double servito dalla collaborazione con McQueen, forse, potevamo farne a meno. Paiono non troppo convincenti anche una versione low ed una high di una scarpa con strappi che, davvero, non per forza fanno sempre avant-garde e futurismo, a volte sono semplicemente fuori luogo. Inoltre è proprio in queste sneakers che è nascosto e sacrificato il marchio Puma.
La collezione passa proprio la sensazione di un’assenza di coerenza generale, come se una parte fosse stata sviluppata con un’idea e l’altra con tutt’altra ispirazione. Gioco pericoloso, soprattutto se ciò che esce sono scarpe che portano il peso di due marchi importanti come quello tedesco ed Alexander McQueen.
Peccato, il brand inglese è rimandato a Settembre, quando sicuramente darà luce ad un altro lavoro con Puma, augurandogli, prima o poi, di tirare fuori qualche coniglio dal cilindro.
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