La fotografia del comparto scattata dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici rivela una piccola ripresa, lontana dai livelli pre-Covid.
Timidi segnali di rinascita nel primo trimestre 2021 per l’industria calzaturiera grazie all’export (+0,3% in quantità e +3% a valore) ma i livelli pre-covid restano lontani. Secondo gli ultimi dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici, dopo le flessioni senza precedenti registrate nel 2020, con una perdita di circa 1/4 del fatturato e della produzione nazionale, il graduale miglioramento nella situazione epidemiologica, con il conseguente allentamento, in Italia e in diversi Paesi, delle misure restrittive adottate per arginare i contagi, ha favorito in avvio dell’anno un ritorno a livelli di attività un po’ meno negativi rispetto ai trimestri precedenti, benché ancora ampiamente sottotono.
Il report di Assocalzaturifici indica come anche il prezzo medio al paio degli acquisti delle famiglie italiane sia diminuito nel primo trimestre del -3,5%; solo le calzature sportive e le sneakers evidenziano un recupero nei consumi (+7,8% in volume), seppur decisamente parziale.
A livello regionale emerge un andamento disomogeneo. Tra le prime 7 regioni esportatrici, recupero considerevole in valore per la Toscana (+28,7% su gennaio-marzo 2020) e trend comunque positivi per Veneto (+6,2%), Piemonte (+11,5%) e Puglia (+2,5%). Le Marche (-11,7% globalmente, con Fermo e Ascoli di nuovo in calo, -16,5% e -22,7% rispettivamente, e un timido +4,5% per Macerata) e l’Emilia Romagna (-32,1%, con il crollo dei flussi di Piacenza legati alla logistica, -80%, e Forlì-Cesena invariata, +0,5%) presentano invece arretramenti. Pressoché stabile la Lombardia (-0,7%). Tutte comunque, ad eccezione del Piemonte, risultano ancora al di sotto dei valori di export 2019 pre-Covid.