SNEAKERS by Rodrigo Corral, Alex French, Howie Kahn

La sneakers culture è un puzzle. Composto da milioni di pezzi, e piuttosto difficile da mettere insieme. Come riuscire a offrire una visione unitaria di questo movimento ai confini tra moda, arte e commercio, capace di raccogliere intorno al culto per un prodotto-icona così tanti tipi diversi di persone, progetti, energie? È complicato, per non dire impossibile. Convinti della verità di questo assunto, gli autori di Sneakers – spesso libro fresco di stampa con il marchio prestigioso della casa editrice londinese Harper Collins – hanno deciso che per raccontare il fenomeno sia meglio partire dai particolari, e lasciare al lettore il compito di mettere insieme i pezzi. Il risultato è un volume che conta più di trecento pagine dietro una copertina cartonata tanto giusta quanto criptica, sulla quale troneggia una scatola di scarpe chiusa, invito a scoprire cosa ci potrebbe essere all’interno. Fatto subito chiaro scorrendo l’indice: tante interviste, dialoghi con più di cinquanta personalità legate alla sneakers culture mondiale, con un occhio di riguardo però per quella nordamericana. Niente di stupefacente, se si considera che gli autori vivono tutti nella zona di New York, tra Manhattan, Brooklyn e il New Jersey: Alex French, giornalista di Esquire, e Howie Kahn del Wall Street Journal Magazine si sono occupati dei contenuti, mentre il pluripremiato grafico editoriale Rodrigo Corral ha curato la parte visiva, con una art direction a tratti davvero attenta e creativa, capace di avvicinare in alcuni casi Sneakers a un libro d’arte. Peccato che in altri il volume si abbandoni a banalità e sciatteria, come se fosse stato necessario chiuderlo in fretta, magari per arrivare puntuali all’appuntamento natalizio in libreria. Lo stesso si può dire dei contenuti, che nonostante il tentativo di trovare un filo conduttore e di mettere in evidenza i nessi logici che portano da un argomento e da un personaggio all’altro, inevitabilmente riflettono la natura disorganica del progetto. Ma questa, come dicevamo, in fondo è la natura anche della stessa sneakers culture. E non significa che il libro non sia assolutamente godibile, soprattutto se letto saltando qua e là tra le pagine, passando da un contenuto all’altro in modo non lineare, seguendo i propri gusti e interessi e costruendo così un percorso di lettura personalizzato. Particolarmente interessante, ad esempio, è la serie di interviste a designer che hanno fatto la storia di questosettore negli ultimi trent’anni, da Tinker Hatfield a Bruce Kilgore, oppure che la stanno facendo oggi, come l’ex designer di Yeezy (oggi responsabile creativo del settore sneakers per il marchio Versace) Salehe Bembury oppure la geniale Tiffany Beers, ragazza della Pennsylvania passata dal disegnare confezioni per le patatine Pringles al futuristico progetto Hyper Adapt di Nike. Non mancano le parole dei manager e delle donne e degli uomini che, con modalità diverse, costruiscono sia il prodotto che la narrazione intorno ad esso, dalla Global Icon Director di adidas Originals Rachel Muscat al pubblicitario responsabile delle storiche campagne Air Jordan girate da Spike Lee nei primi Novanta, John C. Jay. E poi ancora retailer, collezionisti, artisti, sportivi: alcuni capaci di fornire informazioni preziose e parole ispirate, altri evidentemente poco interessati all’idea che la loro opinione finisca tra le pagine di un libro.
Quella fornita da Sneakers rimane dunque una foto di gruppo confusa, in cui i soggetti sembrano guardare tutti in direzioni diverse. Ma forse questa sfuggevolezza è, in fondo, una delle forze capaci di rendere quello che gira intorno alle sneakers un movimento unico e vincente, sia dal punto di vista commerciale che da quello culturale. E dunque destinato ad avere un impatto profondo ancora per molti anni a venire.

Rodrigo Corral, Alex French, Howie Kahn
SNEAKERS
Harper Collins Razorbill
Inglese, 311 pagine, 16.99 GBP