Su questo tema abbiamo discusso a lungo, in redazione. Nessuno vuole apparire retrogrado, ma spesso i prodotti della cosiddetta internet culture risultano difficili da giudicare positivamente, da qualsiasi parte li si giri.
Non più tardi di un paio di mesi fa scrivevamo di come i meme siano entrati a far parte della nostra vita digitale, nella loro natura di immagini che diventano virali. Che significa essere invadenti, replicarsi, moltiplicarsi, essere onnipresenti sui social e sulle nostre chat, nei casi migliori sorprendenti, surreali, perfino geniali. È raro, ma succede.
Il potere dei meme è oggi riconosciuto da sociologi, antropologi, soprattutto dalla politica, che li ha ormai trasferiti nella sua cassetta degli attrezzi per la costruzione del consenso. Nessuno, oggi, potrebbe più considerare sensata la distinzione tra “mondo digitale” e “mondo reale”: gli atti comunicativi hanno ricadute molto concrete, e i meme sono, per quanto la cosa possa non piacerci, un atto comunicativo potente nel panorama mediatico contemporaneo. Le sneakers sono state trasformate in meme, si sono ispirate ai meme, e da ultimo sono diventate meme concreti.
Ma la meme-ificazione delle sneakers – sperando di non apparire troppo teorici – è uno dei tanti sintomi del virus dell’alienazione: un atteggiamento, una malattia (per continuare con la metafora) che ci porta a distaccarci dalle cose che ci piacciono. Non apprezziamo più un paio di scarpe per quello che effettivamente è, per la sua utilità o (ancora meglio) per la sua bellezza, bensì per quello che significa: ho qualcosa che tutti desiderano, possiedo un oggetto esclusivo, o – particolarmente vero nel caso delle meme-sneakers – qualcosa che è molto amato sui social, qualcosa che fa parlare la gente e genera contatti, che sono la nuova valuta dei tempi in cui viviamo. Pochi giorni fa i ragazzi di Mschf, re delle meme-sneakers, hanno lanciato un paio di scarpe che sembrano scarpe per bambini delle elementari, ma in taglie da adulti: il simbolo perfetto della infantilizzazione del consumatore portata avanti dai grandi brand. Un’altra cosa che vogliamo lasciare nell’anno vecchio…